Rachele Salvini

Paraurti

Gloria non riesce a smettere di pensare alla ragazza seduta in macchina, la testa troncata quando l’automobile si è ribaltata. Non si ricorda le parole usate nell’articolo sul giornale locale di Stillwater, se cut off, o severed, quindi Gloria pensa a termini che riconosce – decapitata, ghigliottinata, il collo appeso a malapena a una striscia di pelle. Ci pensa anche la sera, quando Dave la viene a prendere sul suo grosso pickup. Dave suona il clacson e lei esce di corsa per non farlo aspettare.
Dave le sta insegnando a guidare e la porta nelle stradine sterrate tra Stillwater e Perkins, le backroads, dove è accaduto l’incidente. Dave le ha detto che non deve avere paura, soprattutto di quelle stradine sterrate senza l’ombra di un lampione, solo il cielo nero e campi silenziosi interrotti solo dal fruscio dei procioni e dei daini tra le erbe alte.
Quando Dave le aveva chiesto perché Gloria non guidasse, lei aveva evitato di dirgli di suo padre, e aveva solo detto che aveva paura della gente.
“What do you mean?” aveva chiesto lui, e poi, allungando una mano sul volante, era sbottato, “Eyes on the road”, con un’ombra di rabbia e frustrazione e sputo fra i denti. Gloria si era distratta – un armadillo correva lungo il lato della strada.
A volte Dave le ricordava suo padre. Il modo in cui gridava, la voce che gli si spaccava in fondo alla gola, le mani che le afferravano i polsi per spingerla via dal volante.
“People”, aveva risposto Gloria. “I’m scared of people. Not the car”, e aveva lasciato scivolare la punta delle dita sulla plastica morbida del volante che le roteava contro il palmo a ogni curva.
Guidare in realtà le piaceva, soprattutto di notte – il silenzio, le parole che uscivano meglio quando non doveva guardare Dave negli occhi. “I’m scared of what people can do”, aveva detto. L’armadillo si era dissolto tra le erbe alte di un campo vuoto.

Un nuovo articolo, uscito il giorno dopo l’incidente, rivela il nome della ragazza. Poi quello di lui, e viene fuori la bruttura. Le storie sulle litigate, il telefono di lei con lo schermo rotto da mesi. Lo aveva spaccato lui durante un litigio, lanciato contro il muro. L’articolo riporta la frustrazione delle studentesse, amiche, sorelle della confraternita della ragazza. Social media inondati di inni contro la violenza domestica. Alle feste, lui beveva troppo e le gridava, shut the fuck up, bitch, davanti a tutti, e le premeva i polpastrelli sulle labbra.
Lui ora è in ospedale, ma non si è fatto granché – un braccio rotto, una spalla lussata.
I funerali di lei si faranno giovedì alla chiesa cattolica appena fuori da Stillwater. Gloria vorrebbe andare, ma la chiesa è a miglia di distanza dal suo appartamento, e dovrebbe chiedere a Dave di accompagnarla. Decide di no.

*

“Do you wanna see something morbid?” le chiede Dave il giorno dopo, quando tornano a guidare. Morbid, ha imparato Gloria, non vuol dire morbido, ma sinistro, tetro, e Gloria sa che la risposta giusta è solo yes. Non vuole irritare Dave mentre guida, non ne ha l’energia. Sente le tempie pesarle sugli occhi, stringerle la fronte, gli zigomi, e qualcosa le pulsa dietro la testa come un nervo infettato. È per evitare di sentirsi così che ha lasciato l’Italia, suo padre, e non ha mai imparato a guidare.
Dave le dà un paio di direzioni, la voce ferma, e poi le dice, “here it is”, e Gloria rallenta, segue la traiettoria della mano di lui che indica qualcosa fuori dal finestrino. Un paraurti sul ciglio della strada dissestata, incassato in un profondo sbaffo di terra rossa. Gloria capisce subito.
“L’hanno lasciato lì dopo l’incidente”, fa lui. Gloria si ferma, il paraurti incastonato nel terreno come un fossile.
Non ci sono fiori.
“Spooky, uh?” fa Dave, e poi la voce ferma, di nuovo. “Keep going”, dice, e Gloria mette in moto, gli occhi ancora fissi sul paraurti. “Eyes on the road”, fa Dave, e fa per allungare la mano in uno scatto. Gloria balza indietro, la testa schiacciata contro il sedile. Lui le lancia un’occhiata, la mano a mezz’aria. “You scared of me?”
Gloria non fa in tempo a rispondere, fissa la mano di lui, con le dita tese verso il volante. Gli guarda la mano per troppo tempo perché lui non lo noti. Dave ripete, stavolta quasi con un ringhio – “eyes on the road, bitch”, e anche se gli insulti che le gridava suo padre – cretina, deficiente, ritardata – erano completamente diversi da quella parola così breve, una sillaba, bitch – il tono di Dave è lo stesso. Gloria fissa la strada, le dita che stringono il volante così forte che sente la pelle delle nocche fiaccarsi, come se stesse per strapparsi.
Lui abbassa finalmente la mano e Gloria guida in silenzio, e per distrarsi prova a ricordare le parole esatte dell’articolo, ma continua a ripetere le solite – decapitata, ghigliottinata. Pensa alle studentesse della confraternita che sostengono che sia stato lui, che qualcosa è andato storto, che lui beveva sempre mentre guidava e quando litigavano alle feste accartocciava le lattine a pochi centimetri dal viso per spaventarla. Pensa a lui che la guarda negli occhi, sorride, l’alluminio che si piega tra le sue dita.
Quando guida, Dave non accartoccia mai le lattine. Finisce la birra, viso in alto, un dito sul volante, e poi lancia la lattina fuori dal finestrino, le ultime gocce spruzzate come sangue. Anche ora sta bevendo e guarda fuori dal finestrino in silenzio.
“I’m not scared of you”, dice Gloria, facendo del suo meglio per aggrapparsi al volante e non far tremare la voce. “I’m just nervous when I drive”.
Dave scuote la testa. Lancia la lattina fuori. “You’ll have to face the road at some point”, dice, il solito ringhio.
Gloria annuisce, ma pensa alla ragazza schiantata nella stradina sterrata in mezzo al nulla. Le ore passate prima che li trovassero. Il sangue che colava sul metallo, sui sedili, le mosche e gli avvoltoi e i corvi che volavano in tondo.
“I’m sorry”, fa Gloria, non sa bene se per Dave o per la ragazza.
Dave sembra addolcirsi. Allunga la mano, la appoggia sulla sua coscia. “It’s fine. You’re getting better, love”.
Nonostante tutto, a Gloria piace quando Dave la tocca, la chiama love. Non si ricorda l’ultima volta che le è successo.

*

Qualche giorno dopo, Dave si annoia. Quando si sentono al telefono, le dice, “let’s go on the actual road today”, ma Gloria ormai pensa solo all’incidente, legge qualsiasi articolo al riguardo, consulta i profili social della confraternita della ragazza, le campagne contro le relazioni tossiche, l’abuso psicologico, la violenza domestica. La testa continua a pulsarle. “I can’t”, dice.
“Pussy”, fa lui. “You can’t get your ass carried around forever”.
Gloria non ha più la forza di rispondergli. Ha paura di cosa potrebbe dire, sicuramente qualcosa di sbagliato.
Allora si alza dal divano, scende al negozio sotto casa. Compra un mazzo di fiori bianchi a nove dollari e si incammina per le stradine sterrate. Almeno due ore. Dave non la richiama.

*

Quando trova il paraurti ancora incastrato nel terreno, si sente stupida. È circondato di mazzi di fiori, due biglietti con l’inchiostro sbavato. Gloria comincia a piangere senza sapere perché. Immagina la ragazza che stava parlando o magari ridendo o forse, come sembra sia il caso, litigando. Non è facile fare un incidente così grave su una strada sterrata, piana, deserta. Qualcosa dev’essere successo.
Pensa a Dave che getta le lattine e lei che sobbalza quando lui allunga la mano e a suo padre che le tira i capelli contro il sedile e le grida, la frizione, non il freno, idiota; pensa di lasciare il suo mazzo di fiori tra i tanti altri.
Invece chiama Dave al cellulare. “What”, comincia lui.
Quando risponde, Gloria sa già che sta bevendo, seduto sullo sgabello del bar dove si rifugia quando è stanco di lei.
Gloria sa che deve trovare un appiglio, un motivo per finirla. Una prova: fa bene ad avere paura.
Gli dice che ha ricevuto un mazzo di fiori bianchi per posta. Un biglietto: per Gloria.
“It means for Gloria in Italian”, mente. Gli dice che non ha idea di chi possa averli mandati.
Lui rimane in silenzio per un attimo.
Gloria aspetta.
“Yes, it was me, love”, le dice Dave. “I’m sorry for today. I love you”.
Gloria chiude la chiamata e sistema i fiori sul paraurti, quelli già spenti e spiegazzati ben nascosti tra i più belli.